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Serve giustizia sociale e onestà intellettuale

03-11-2025 17:00

Orlando Lucchetta

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Serve giustizia sociale e onestà intellettuale

Un’analisi che sottolinea come della maleducazione non se ne possa più. Non è soltanto una mancanza di buone maniere: è un segnale del degrado del nostro tempo

Leggo un’analisi che sottolinea come della maleducazione non se ne possa più. Non è soltanto una mancanza di buone maniere: è un segnale evidente del nostro tempo, una lenta discesa lungo i gradini della cattiva educazione. La scortesia, semplice difetto di gentilezza. La volgarità, che svilisce la bellezza dell’esistenza. La cafoneria, che inasprisce gli animi. La mancanza di senso civico, che sfregia la democrazia. E infine l’inciviltà, che spesso sfocia nella violenza.
Oggi si accetta e si giustifica tutto, come se la maleducazione non fosse più una colpa ma addirittura una virtù. Qualcuno scrisse: «La maleducazione è un’imitazione di forza dell’uomo debole». Verissimo. Aggiungerei: impreparato e incapace.

I problemi sociali sono prima di tutto politici. Per questo la politica dovrebbe mettere al centro i bisogni fondamentali dell’essere umano e non gli affari o la finanza. La casa, i salari troppo bassi, le interminabili liste d’attesa nella sanità sembrano temi marginali, quasi astratti, eppure sono questioni vitali. Sono proposte di civiltà politica, fondate su problemi concreti e reali. Non appartengono a destra, sinistra o centro: non hanno bisogno di etichette. Sono idee civili, progressiste, e proprio per questo chi le sostiene viene spesso bollato come visionario, illuso, privo di concretezza.

Chi manifesta maleducazione o cinismo, spesso esprime una disillusione profonda: il mondo che li ha cresciuti ha offerto mezze verità, ipocrisie, promesse mancate e bugie, modelli tossici che nel tempo logorano la fiducia. Alcuni reagiscono con rabbia, altri con accidia e indifferenza, altri ancora con cinismo. Non condivido queste reazioni, ma le comprendo: se ti accorgi che il gioco della vita è truccato, che il merito conta poco, che chi dovrebbe dare l’esempio è il primo a tradirlo, come puoi continuare a crederci?
Ecco allora l’importanza dell’educatore e dell’educazione: bisogna crederci. Punto. Perché, in caso contrario, il rischio è trasformare la rabbia e l’apatia in rassegnazione, o peggio, in autodistruzione. Un meccanismo che si autoalimenta, in cui la vittima diventa complice del problema, fino a trasformarsi in maledizione.

Con la parola civiltà intendiamo armonia sociale, rispetto reciproco, valorizzazione delle diversità, equa distribuzione della ricchezza, efficienza amministrativa, rispetto delle fedi, pace e cooperazione tra i popoli, tutela del bene pubblico, decoro urbano, senso del dovere, condizioni di crescita per tutti e garanzie istituzionali sui bisogni fondamentali dell’uomo. Tutto questo fa parte della civiltà e dovrebbe appartenere naturalmente alla cultura di un popolo.

La storia ci mostra che ogni civiltà ha avuto tradizioni, istituzioni, religioni, arti, architetture e leggi, ma anche guerre, ingiustizie e violenze compiute per interesse di chi deteneva il potere. Per questo è essenziale imparare dal passato a non ripetere gli stessi errori, perché la vera civiltà si fonda su solidarietà, onestà e giustizia sociale: solo questi valori generano armonia e pace tra i popoli.

L’essere umano non può fermarsi all’indignazione di fronte all’ingiustizia: deve usare intelletto e ragione per promuovere un’azione politica ed educativa capace di superarla. Un ruolo decisivo spetta all’istruzione e all’educazione, soprattutto nei primi anni di formazione. Non basta l’istruzione libresca: occorre educare ai valori della vita, alla verità, alla rettitudine, all’onestà, alla solidarietà, al coraggio di opporsi alla prepotenza e all’avidità, al rispetto reciproco e alla pace tra i popoli.

La civiltà di una nazione è strettamente legata al progresso morale e intellettuale dei suoi cittadini. Nessuna conquista scientifica, economica o sociale avrà un senso senza una parallela trasformazione mentale. Solo se storia, letteratura, istruzione ed educazione riusciranno a trasmettere chiaramente cosa significhino civiltà e giustizia sociale, allora si potrà formare una coscienza capace di generare uomini virtuosi e una società più giusta.

Tutto dipende, però, dalla politica: se ispiriamo le leggi all’amore per il prossimo, promuoveremo armonia e giustizia sociale; se invece prevale l’egoismo, le leggi diventeranno strumenti di potere e interesse personale. Quanti sono, oggi, i politici capaci di mettere da parte l’ego e l’ambizione per lottare davvero per il bene comune?

Orlando Lucchetta - blog                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Copyright2026@orlanderia