Sabato 8 novembre presenterò a Maenza il mio primo libro. È un ritorno alla scrittura, mosso da due forze: la passione e la necessità. La passione per la parola, per la memoria, per le storie vere. E la necessità di raccontare, con sincerità e concretezza, ciò che abbiamo vissuto negli ultimi cinquant’anni a Borgo Montello, un luogo ferito ma ancora vivo, che porto dentro come una parte di me.
L’iniziativa di Maenza nasce da un pensiero affettuoso di Giovanni Bizzarri e Luca Morazzano.
Sarà un incontro dedicato non solo al libro, ma anche al ricordo di due uomini giusti: Umberto Cacciotti ed Eldo Riccardi.
Umberto era sovrintendente della Polizia di Stato, in servizio presso la Digos. Mancavano pochi anni alla pensione quando, insieme al funzionario dirigente Riccardi, effettuò un sopralluogo alla discarica di Borgo Montello, su mandato del Tribunale di Latina. Durante l’ispezione, i due inciamparono in un fusto interrato. Fu un attimo: il fusto si ruppe, liberando nell’aria un gas velenoso. Inalarono quel veleno senza neppure rendersene conto. Nel giro di poco tempo si ammalarono entrambi di tumore. E nel giro di poco tempo se ne andarono. Due servitori dello Stato, morti per aver fatto il proprio dovere. Due vittime della camorra e della voracità economica dei vari proprietari della discarica che, succedutisi nel tempo ad Andrea Proietto, non esitarono a stringere affari con la criminalità organizzata, spartendosi i profitti dello smaltimento illecito di rifiuti tossici e nocivi. Non furono gli unici.
Operai, autisti, guardiani — uomini che lavoravano di notte, che vivevano del loro lavoro — si ammalarono e morirono, spesso in silenzio, colpiti da malattie rapide e violente. Le chiamano “morti bianche”, ma non c’è nulla di bianco nella morte di chi perde la vita solo per aver svolto il proprio mestiere, spesso senza sapere quanto fosse pericoloso. Gente perbene, rispettata, che ha avuto il solo torto di trovarsi nel posto sbagliato a fare la cosa giusta.
A Maenza ricorderemo Umberto Cacciotti ed Eldo Riccardi. Li ricorderemo come uomini, come poliziotti, come simboli di un’Italia onesta che non si piega.
La nostra speranza è che le istituzioni non voltino più lo sguardo altrove, e che i familiari di queste vittime abbiano finalmente giustizia — non solo nei tribunali, ma nella memoria collettiva. Perché la verità non è un atto giudiziario: è un atto di dignità.
Andrea Proietto era nativo di Pantelleria, aveva un’idea e una visione, possedeva un’azienda agricola di fronte alla famiglia Piovesan. Coltivava uva da tavola e da vino. Nel 1971 si accorse che la discarica era un business che avrebbe reso più della vigna, estirpò le piantagioni di vite e trasferì nella sua proprietà la discarica. Subito la discarica di Borgo Montello diventò una delle discariche più grandi del Lazio. Sita in località Borgo Montello, a Latina, e gestita dalle società Ecoambiente e Indeco. (gruppo Green Thesis). Con un'area complessiva di circa 50 ettari è considerata per dimensioni la seconda discarica del Lazio dopo Malagrotta e la quarta discarica d'Italia.
L'area è divenuta nota a livello nazionale poiché secondo molteplici testimonianze, incluse quelle rese dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, in questa discarica finirono per anni rifiuti tossici industriali altamente nocivi (sotto forma di fusti interrati e fanghi dispersi), tra cui si annovererebbero anche alcuni dei fusti della nave dei veleni Zenobia, soprattutto ad opera del clan dei Casalesi. Numerosi monitoraggi hanno certificato la presenza di scorie industriali nelle falde acquifere della zona. La storia della discarica è stata legata anche all'omicidio irrisolto del parroco Cesare Boschin.
Il sito è chiuso dal febbraio del 2016 con obbligo di bonifica sebbene negli anni si siano susseguiti diversi progetti di ampliamento e riapertura. Parte della discarica è sottoposta a sequestro preventivo mentre l'altra parte è amministrata dall'ANBSC. Al momento della chiusura sarebbero stati conferiti complessivamente oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani negli oltre 40 anni di attività della discarica.
Nel 1988 la giunta Comunale di Latina deliberò una delibera che autorizzava i proprietari della Discarica a versare 10 lire al kg per ogni kg di rifiuti scaricati nei vari siti della discarica di Borgo Montello da destinarsi ai Borghi Montello, Bainsizza, Le Ferriere e Borgo Santa Maria come risarcimento per la servitù per i disagi ambientali e sociali che il sito al confine tra Borgo Bainsizza. Borgo Le Ferriere, Borgo Montello e Borgo Santa Maria.
L’ammontare del mancato risarcimento ai borghi è all’incirca di 23 milioni di €. Dagli atti della Commissione Bicamerale del Parlamento Italiano risulta che l’Ind.Eco a dichiarato di aver versato al Comune di Latina nel periodo 2005 – 2015 circa 15 milioni di €.


